Sabato 2 ottobre, il Centro Studi Sociali Bachelet ONLUS della Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata dei Goti, nella figura del Presidente Don Franco Piazza, ha inaugurato, presso il Palazzo dei Congressi delle Terme di Telese, il VI Corso di CittadinanzAttiva, un progetto di formazione sociale rivolto ai giovani e agli adulti del nostro territorio. Alla Prolusione hanno partecipato non soltanto i numerosissimi studenti degli istituti d’istruzione superiore della Valle Telesina, ma anche autorità locali, dirigenti scolastici, docenti e liberi uditori. Il tema di quest’anno è “Declinare la libertà: di-da-con-per” ed è proprio la figura di Aldo Moro, quale testimone di libertà, raccontato con le parole della figlia Agnese, ad essere stato oggetto dell’incontro.
La dott.ssa Enza Nunziato, giornalista presso il Sannio quotidiano di Benevento, saluta Agnese Moro, ricordando il forte legame di reciproca stima e affetto che le unisce. Attraverso lei, afferma la Nunziato, ho imparato ad approfondire e conoscere il pensiero politico di Aldo Moro, apprezzando il suo essere aperto, credente e fervente, ma in grado, come uomo di Stato, di essere laico. Di Aldo Moro, si ricorda il martirio, che ha segnato la nostra vita e la nostra Italia, lasciando in secondo piano le sue battaglie. Aldo Moro è stato l’uomo dell’apertura a sinistra, temerario e coraggioso e per questo si è scontrato con il mondo cattolico a cui era legato. E’ stato l’uomo delle convergenze, delle linee parallele. E’ stato l’uomo che aveva capito, anzi tempo, le difficoltà e il grido dei giovani e spingeva i suoi colleghi politici ad interrogarsi sullo stato di disagio che viveva l’Italia intera, ma soprattutto li invitava ad interrogarsi sul malessere giovanile. La sorte, tuttavia, ha voluto che ad essere colpito dai giovani, da studenti fosse proprio Aldo Moro. Erano gli anni di piombo, la Dott.ssa Nunziato ricorda il rapimento e il dramma che tutta l’Italia visse. I brigatisti colpivano le persone che ritenevano essere le migliori, cioè quelle che permettevano allo Stato di funzionare. Le loro pedine in uno scacchiere erano pedine importanti, come Aldo Moro, Vittorio Bachelet, Massimo D’Antona; magistrati: Emilio Alessandrini, Vittorio Occorsio; giornalisti: Walter Tobagi. In altri termini, andavano a colpire degli uomini simbolo che potevano dare all’Italia un ottimo funzionamento. Per screditare e abbattere lo Stato servo, abbattevano le persone migliori di quello Stato. In questa lotta fratricida, accanto ai nomi noti, venivano colpite e morivano anche giovani, perché all’epoca essere da una parte o dall’altra della barricata significava rischiare in prima persona. La Dott.ssa Nunziato ricorda il 1983 a Roma, quando venne ucciso a sprangate un giovane neo-fascista. Rimase in coma per una settimana. L’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, socialista e anti-fascista per eccellenza, lo vegliò per tutto il tempo. In quell’occasione, affermò: “i giovani non devono morire per le proprie idee”, dimostrando con quel gesto di grande umanità che la violenza non portava da nessuna parte.
Agnese Moro precisa che, col passare degli anni, più parla del padre, più ne sente la mancanza. Il tempo dovrebbe guarire tutte le ferite, ma in realtà quando uno cresce si comincia a rendere conto di quanto fosse speciale la quotidianità e l’ordinarietà.
Afferma di aver imparato a conoscere Aldo Moro, da piccola, come padre, nella dimensione della vita familiare, pertanto, considerava normali molti dei suoi comportamenti, mentre, oggi, a distanza di tempo, li reputa preziosi, come ad esempio la sua capacità di essere tenero, estremamente affettuoso, gentile, anche in occasioni istituzionali, senza vergognarsene. Una delle sue più belle caratteristiche era attardarsi sulle cose grandi e sulle cose piccole. Nelle lettere che invia dalla prigione delle Brigate Rosse, parla della sua fede in Dio, dell’esistenza di una vita dopo la morte. In maniera molto serena, saluta la moglie rassicurandola sulla possibilità di ritrovarsi, di rivedersi, di riamarsi. Era un uomo semplice dedito alla famiglia e al lavoro.
Nel suo ruolo di Presidente del Consiglio, ha sempre manifestato grande amore e rispetto per gli italiani, che meritavano di essere rappresentati dignitosamente, tanto che scendeva in spiaggia in giacca e cravatta.
Quale uomo libero, Aldo Moro considerava la libertà come il cuore degli esseri umani. Era, infatti, contrario all’ergastolo, in quanto riteneva che privare le persone della speranza di essere libere significava ucciderle. Il percorso di libertà nella sua attività politica ha seguito i principi della Costituzione, di cui è stato uno dei padri fondatori. In questo senso, la sua grandezza è stata quella di saper raccogliere i desideri, le speranze e il dolore del popolo italiano, dandogli una veste giuridica, politica, istituzionale, affinché si potessero realizzare nella vita democratica. La libertà nella Costituzione si evince nella possibilità per tutti di partecipare al potere politico, senza esclusione o emarginazione di nessuno. Aldo Moro ha sempre cercato di applicare una democrazia umana, che fosse di tutti. Nelle sue innumerevoli battaglie contro il suo partito, si è sempre contraddistinto per un atteggiamento rispettoso, ma tenace, pieno di purezza e semplicità. La sua vita, ricorda Agnese Moro, è stata piena di bivi, di fronte ai quali avrebbe potuto scegliere altrimenti, invece, lui ha sempre seguito ciò che riteneva più giusto. Ad esempio, alla fine degli anni ’50 si pose la questione di un’entrata dei socialisti nel governo, che in quanto vicini al partito comunista non erano visti di buon occhio dalla Democrazia Cristiana, di cui Aldo Moro era segretario. Aldo Moro, pero, nonostante ciò, si spese tantissimo per realizzare questo progetto nella convinzione che la democrazia è di tutti e che tutti debbano entrarci a farne parte a pieno titolo. Nonostante fosse stato molto osteggiato da una parte non secondaria della Conferenza Episcopale Italiana, che lo minacciò addirittura di una scomunica, Aldo Moro continuò nel suo intento. Avviandosi a conclusione, Agnese Moro afferma che essere liberi è difficile, perché richiede fede, speranza, tanto amore per gli altri, il desiderio di raggiungere un obiettivo grande, la voglia di assumersi delle responsabilità, contraddire, qualche volta, le buone virtù che ci hanno insegnato. Percorrere queste virtù, ci porta ad essere uomini soli. Nel nostro paese, afferma Agnese Moro, abbiamo avuto tanti uomini liberi, che hanno vissuto la loro responsabilità fino alla morte, come ad esempio Giovanni Falcone. Ogni persona libera chiama una reazione intorno a sé. In questo senso, la responsabilità è anche nostra, che non dobbiamo lasciarle sole. Conclude il suo intervento, ricordando gli uomini della scorta del padre, che, in quanto persone libere, hanno condiviso fino in fondo la sua strada.
Agata Abbamondi
Patrizia Lombardi
Ada Mancinelli